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Atteggiamento: coltivare accettazione e rispetto

L’atteggiamento è la chiave del processo di guarigione. E’ impossibile sopravvalutare l’importanza di un atteggiamento di accettazione da parte dei membri della famiglia. Il disturbo mentale sembra quasi sempre portare con sé un incremento di sfiducia e un abbassamento dell’autostima. Tutto questo viene fortemente rinforzato dallo stigma che si incontra in molti modi nella nostra società. Un atteggiamento di incondizionato rispetto ed accettazione, dunque, da parte di coloro che sono più vicini al paziente è il terreno su cui può germogliare la guarigione.

Questo significa accettare il nostro familiare esattamente così come lui o lei è ora. Significa vedere tutta la sua bellezza e la sua forza e i suoi lati positivi. Significa rinunciare alle nostre aspettative che potrebbe essere in qualunque modo diverso da come lui o lei è proprio in questo momento.

Guardando la situazione solamente dal punto di vista medico, è estremamente difficile, se non impossibile, riuscirvi. Perchè se noi guardiamo al nostro familiare come a un “malato” e vogliamo che lui o lei “stia meglio”, il che implica un cambiamento, dobbiamo pensare al messaggio che gli stiamo dando.

Il messaggio sarà che, per esempio nostro figlio, non va bene così com’è e che deve diventare qualcosa di diverso per poter essere accettato da noi. Se noi ci relazioniamo a lui come se le sue parole e le sue azioni non avessero significato perchè sono il risultato di uno squilibrio chimico, che messaggio gli stiamo mandando? Gli stiamo dicendo che non può fidarsi della sua stessa  mente, dei suoi pensieri e sentimenti, e che neppure noi ci fidiamo molto di loro. Anche se non è nostra intenzione, questo messaggio arriva come una critica e una mancanza di rispetto. Questo può soltanto rinforzare i dolorosissimi sentimenti di disperazione, frustrazione, rabbia e sfiducia del nostro congiunto. Se questi messaggi impliciti, e neanche così impliciti, arrivano sia dai familiari che che dai professionisti, diventerà sempre più difficile per le persone in questo stato mentale fidarsi di se stessi o degli altri. La capacità di fidarsi di se stessi e degli “altri significativi” è un ingrediente chiave nel processo di guarigione.

Com’è possibile rinunciare ai nostri sogni e aspettative che il nostro familiare  debba avere una vita “normale” con obiettivi “normali”? Questo può essere un processo doloroso e possono volerci anni di logoranti fallimenti, disappunti e passi indietro. E’ importante ricordare, comunque, che l’atteggiamento di ognuno è una questione di scelta. Uno può scegliere di adottare un atteggiamento di incondizionato rispetto e accettazione – che così spesso ci viene richiesto di abbandonare dalla maggior parte dei nostri condizionamenti culturali. Noi siamo condizionati  a vedere la malattia mentale come una patologia e una tragedia.

Quasi tutta la letteratura e le opinioni professionali la descrivono in questo modo. La nostra società enfatizza il raggiungimento  e lo stato rinforza questa visione. Rinunciare a tutto questo richiede uno spostamento radicale verso un modo molto diverso di vedere le cose. Richiede di vedere una persona intera e perfetta così come lui o lei è. Richiede di coltivare un atteggiamento non giudicante considerando nostra incapacità di conoscere l’intera verità riguardo a qualsiasi cosa. Richiede la fiducia che la nostra esperienza e l’esperienza della malattia mentale abbia un significato, nonostante il modo in cui si manifesta. Richiede la consapevolezza che tutti noi siamo responsabili del nostro cammino nella vita. E‘ un punto di vista che sceglie di vedere i doni nascosti in ogni cambiamento.

Per esempio, quando parliamo con nostra figlia o figlio, ci rivolgiamo sia alle loro qualità interne di umanità, sia alla loro capacità esterna di giudizio. Mettiamo che mia figlia si esibisca in comportamenti strani o disturbanti. La mia prima reazione potrebbe essere di chiederle se sta di nuovo male, se ha bisogno di prendere i farmaci. Se le dico questo, probabilmente lo prenderà come un’accusa che la getterà ancor più in confusione.

Invece io ascolto rispettosamente ciò che lei dice, con la mia mente aperta a cogliere le sue intenzioni e a seguire i suoi processi di pensiero. Devo dirle  onestamente che non sono d’accordo con lei, e che trovo che quello che sta dicendo sia impossibile. Ma se io la ascolto veramente, mia figlia saprà che ho capito e che non l’ho rifiutata come persona adulta. Il processo di ascolto può servire ad aprire le porte della comunicazione e può condurre a nuove vie di pensiero che avranno senso per entrambi.

L’effetto del mutuo rispetto è che nessuno ha bisogno di sentirsi sotto la pressione del dover essere in qualsiasi modo diverso da ciò che è. Mia figlia si sentirà libera di parlare apertamente con me. Non si sentirà inaccettabile a meno di rinnegare i suoi sentimenti e le sue convinzioni. Nello stesso tempo, io non mi sentirò colpevole di aver causato una terribile catastrofe. Mia figlia non è una catastrofe – è qualcuno che io amo e rispetto per come è.

La posizione incondizionata di rispetto è il modo per valutare la persona dietro i sintomi, a dispetto degli errori, e nel mezzo della confusione. Non è necessario ignorare i sintomi, gli errori e la confusione. Il nostro congiunto può lavorare sui sintomi a suo piacimento, con un senso di rilassatezza.

 

Il rispetto incondizionato procura un ritorno di speranza e accettazione. Questo comportamento di accettazione del nostro familiare è, paradossalmente, l’atteggiamento da parte dei familiari e di coloro che ne hanno cura che maggiormente promuove il cambiamento. Il paradosso sta proprio nel fatto che non appena diveniamo capaci di accettare noi stessi per quello che siamo, diveniamo più liberi di dirigere l’energia verso ciò che vorremmo modificare nelle nostre vite.

Certo questo atteggiamento è molto difficile da raggiungere, perchè tutti noi vorremmo vedere il nostro familiare più felice e che vive la vita che lui o lei desidera. l’atteggiamento che cerchiamo di coltivare verso i nostri pazienti è un atteggiamento di volontà di cambiamento, ma non di necessità di cambiamento. Questo  combina  rispetto e accettazione di qualunque cosa essi esprimano in ogni momento – pensieri psicotici, stati alterati di coscienza, comportamenti difficili eccetera, con il sostegno e la speranza di una possibilità di cambiamento, e nello stesso tempo non attaccamento all’obiettivo. Questo richiede umorismo, pazienza, e un approccio a volte leggero, a volte più duro. Un obiettivo elevato! Ma anche noi abbiamo tutto da guadagnare e nulla da perdere nel raggiungerlo.